Colite: un’importante disturbo spesso sottovalutato
La colite nella sua manifestazione più generica (escludendo quindi le malattie su base infettiva e autoimmune) è un disturbo che almeno una volta, più o meno consapevolmente, ha interessato praticamente la quasi totalità della popolazione, in linea generale può essere definita come un processo infiammatorio a carico del colon, con sintomi piuttosto variegati tra cui :
- Dolore addominale (in alcuni casi alleviato dalla defecazione)
- Feci di consistenza anomale
- Costipazione
- Alvo alterno
- Borborigmi
- Dolori e fastidi a livello perineale e rettale
- L’aumento della pressione addominale può inoltre favorire sintomi quali:
- Alitosi
- Sensazione di fastidio e bruciore a livello della gola e del cavo orale
- Difficoltà di deglutizione
- Sensazione di amaro in bocca
- Sazietà precoce
- Nausea
- Vomito
- Mal di stomaco
Questi sintomi possono essere associati o meno a perdita di peso più o meno importante, problematiche ginecologiche o alle vie urinarie (minzione notturna e senso di incompleto svuotamento della vescica), cefalea e nei casi più complessi dolori muscolo-tendinei.
Se non trattata questa infiammazione può evolvere e la mucosa inizialmente arrossata e irritata può arrivare a lesionarsi con vere e proprie ulcerazioni, con sanguinamento che a seconda dell’entità possono manifestarsi come sangue occulto nelle feci o come vero e proprio sanguinamento rettale.
Esistono anche alcune norme igienico- alimentari che possono contribuire a evitare o quanto meno ridurre l’entità delle manifestazioni, chi soffre di questa problematica dovrebbe evitare nella fase acuta e consumare con molta moderazione nei periodi di remissione alimenti o bevande contenenti:
- Elevati livelli di fibra (prodotti integrali, prodotti con buccia)
- Alto tenore di grassi (peggio se grassi + irritanti tipo cioccolato)
- Alti livelli di zuccheri
- Alti livelli di dolcificanti fermentabili (polioli)
- Alcol
- Caffeina
- Spezie irritanti
- Composti solfati (senape, crucifere)
- Latticini (se presente intolleranza al lattosio)
- Legumi (presenza saponine, lectine, oligosaccaridi non digeribili)
- Frutta secca o semi (presenza grassi e fibra)
Alcuni autori suggeriscono l’eliminazione di latticini e caseina anche in soggetti non affetti da intolleranza al lattosio correlando la presenza di caseina come un fattore predisponente alla manifestazione di malattia, sulla questa falsa riga altri autori ritengono che alcuni di questi quadri di colite possono essere delle manifestazioni allergiche non IgE correlate associate al consumo di diverse tipologie di proteine.
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Le indagini diagnostiche generalmente utilizzate la ricerca del sangue nelle feci, la radiografia diretta dell’addome, la pancolonscopia e la valutazione di parametri ematochimici come VES, PCR, Emocromo con formula ecc, indicativi insieme alla clinica di un eventuale quadro di malattia.
Attualmente esistono diverse possibilità di trattamento per tutti i casi che non rispondono alla correzione delle abitudini alimentari, che possono andare dalla somministrazione di specifici antinfiammatori non steroidei come la Mesalazina all’utilizzo di derivati del cortisone per i casi più gravi, aggiungendo qualora ritenuto necessario un supporto antibiotico.
Possono mostrarsi molto interessanti anche le soluzione nutraceutiche, in particolare esistono diversi ceppi di Bifidobatteri particolarmente efficaci nella modulazione dei fenomeni infiammatori che periodicamente possono essere assunti (esistono anche ceppi capaci di resistere in maniera specifica alla rifaximina, uno degli antibiotici maggiormente utilizzati in questi casi).
Oppure sostanze utili per l’impiego sintomatico, come ad esempio l’estratto di grado farmaceutico di Boswellia serrata, interessante per l’effetto antinfiammatorio in assenza di controindicazioni gastriche, l’olio essenziale di menta, ottimo antispastico viscerale (da somministrare in capsule colon specifiche per evitarne l’importante discomfort gastrico), molto utili anche l’afa-bisabololo estratto dalla Camomilla e/o le mucillagini estratte dalla Malva per i notevoli effetti lenitivi.
La somma di adeguati accorgimenti comportamentali, strumenti nutraceutici e strumenti terapeutici costituisce un importante risorsa nella prevenzione e nel trattamento di questi fastidiosi e debilitanti quadri di malattia.